​De Chirico: viaggio nell’enigma

De Chirico è (almeno) 12 pittori. Così scriveva Maurizio Fagiolo Dell’Arco stendendo un decalogo interpretativo dell’arte del maestro noto ai più per i suoi manichini e per quelle piazze d’Italia quanto mai attuali nella loro nudità. Per conoscere allora questi 12 pittori o, parafrasando, la complessità di un percorso artistico così ricco e variegato, va assolutamente vista la mostra ospitata nel Palazzo Blu a Pisa fino al 9 maggio dal titolo “De Chirico e la metafisica”. I curatori, Lorenzo Canova e Saretto Cincinelli, hanno dato vita a un ricco e piacevole percorso nei vari momenti del maestro, attraverso il quale non solo ritrovare temi e icone metafisiche ma anche scoprirne gli esordi böckliniani, le stagioni romantiche, barocche, realiste e infine neometafisiche. Un excursus, questo, di inestimabile valore se si pensa alle oltre 90 opere dechirichiane presenti (affiancate da una ventina di quadri di confronto di artisti come De Pisis, Carrà, Martini, Sironi e Savino) che coprono un asse temporale che va dal 1909 (anno di Lotta tra centauri) al 1975 in cui il maestro firma Il figliuol prodigo e Visione metafisica di New York. Da questo viaggio tra le sale dell’espressività di De Chirico il visitatore esce portando con sé una diversa comprensione di un progetto artistico stratificato ma tutt’altro che frammentato.

La mostra apre sugli autoritratti, un importante filone della produzione di de Chirico che lungo la sua vita ne ha realizzati oltre cento in una sorta di gioco/dichiarazione di ricerca di un io sempre cangiante.

Articolo completo su Idee di Governo Marzo/Aprile 2021

Ilaria Urciuoli

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