​Rodolfo Carelli: realtà, fede, poesia

Ci sono persone che sorridono investendo con la loro luce chiunque sia lì ad osservarli, altre che lo fanno celando la smorfia, vittime di chissà quale disagio. Rodolfo Carelli sorride con un gesto delicato, sospeso tra labbra e cuore, in un’emozione che sembra esplodere in gola e che investe e cattura gli occhi, piccoli occhi profondi, abissi svegli, reattivi, gioiosi, giovani. E dietro quello sguardo colmo di vita – di vita vissuta e da vivere, in un equilibrio che sa di saggezza – una mente lucida e ferma.

Così l’incontro con l’onorevole Carelli non lascia indifferenti: composto, accogliente, sempre serenamente concentrato nel suo racconto e nel suo essere; dà la misura di un uomo d’altri tempi, di un uomo del Sud, solare e desideroso di possibilità, caparbio e volitivo come coloro che riescono.

Causa dell’incontro fu raccogliere la sua testimonianza – intelligente, generosa, ironica – su Renzo Ricchi, poeta amico di vecchia data che con lui condivise anni importanti; l’effetto, entrare in contatto con un uomo e un’anima che giorni dopo bussano alla porta del mio conscio per essere fissati oltre la memoria.

Si ha l’idea, al suo cospetto, di avere al fianco (delicatezza d’animo e furbizia di chi sa stare al centro mostrandosi al fianco) una persona che ha vissuto molto nelle azioni e soprattutto nelle relazioni, che ha convissuto con il potere e l’impegno politico, ascoltando, ponderando, riflettendo, intuendo. Un uomo che, nelle sue battute gentili, mostra profonda conoscenza dell’essere umano. Un onorevole – nel senso etimologico del termine – che sa realizzarsi nelle parole dense, valutate, scelte che sintetiche dipingono un quadro comunque ricco di dettagli.

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Ilaria Urciuoli

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