Pinocchio va in Ucraina, intervista a Ugo de Vita

Voce significativa del panorama italiano, da tempo impegnato nel teatro civile, che lo ha visto lavorare su casi come quelli di Cucchi, Welby, Casalegno, oggi Ugo de Vita si confronta con la realtà della guerra e lo fa attraverso la lettura di uno dei testi più conosciuti della narrativa italiana, il Pinocchio di Collodi. Una lettura in doppia lingua, italiana e ucraina, del trentacinquesimo capitolo è il fulcro e lo spunto per il nuovo lavoro presentato nella Sala delle Esposizioni della Presidenza della Regione Toscana. L’incontro nella pancia del pescecane tra Geppetto e il burattino, il racconto delle loro drammatiche avventure pregresse e lo slancio audace del giovane che proprio qui scopriamo più maturo nel farsi carico del babbo e delle sue fragilità fino a portarlo dove può riveder le stelle: queste vicende fatte vivere in un gioco di voci e lingue partiranno da Firenze , grazie al sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, della Fondazione Teatro Nazionale della Toscana e del Consolato Ucraino, per approdare a Kiev.

Un accostamento inusuale quello di Pinocchio con la guerra. Come mai ha scelto questo testo?

“Stavo lavorando al Pinocchio che debutterà alla Pergola il 13 e il 14 dicembre prossimi. È il primo dei tre appuntamenti che porto avanti anche quest’anno nell’ambito del progetto ‘Per amor dei poeti’ per la Fondazione Teatro della Toscana. Mentre facevo questo studio ed ero arrivato al pescecane, ho alzato un momento gli occhi dai libri: nella televisione accesa e senza audio sono passate immagini sfocate di corpi ammassati nelle fosse comuni, lasciati lungo il loro cammino dall’esercito russo. Si distinguevano cadaveri di bambini con arti amputati.

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Ilaria Urciuoli

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