La rettrice Sciuto sulle donne al vertice e nella tecnologia

Il 2023 si è chiuso con l’amara consapevolezza di quanto sia ancora fondamentale parlare di questione femminile. I tanti femminicidi e la partecipazione commossa della popolazione seguita dell’omicidio di Giulia Cecchettin, il dibattito relativo alla legge di bilancio e al supporto che questa offre alle donne (madri e non) per entrare o restare in maniera degna e egualitaria nel mondo del lavoro e ancora il dibattito, portato avanti anche da alcuni uomini, sulla necessità di rendere evidenti le storture della società così come, scegliendo una diversa ambientazione comunque evocatrice,  ha fatto Paola Coltellesi con il suo film di debutto alla regia “C’è ancora domani”: tutto questo ci spinge a continuare, sulle pagine di questa rivista, una riflessione iniziata attraverso le parole di Dacia Maraini e continuata con Roberta Scorranese.

A rispondere in questo numero alle nostre domande è Donatella Sciuto, professoressa ordinaria di Informatica e Ingegneria e da gennaio 2023 rettrice del Politecnico di Milano. I suoi interessi superano quelli relativi alla disciplina di studio e alla didattica in senso stretto e si dirigono verso l’inclusione. Centrare infatti è per lei il sostegno alla diversità e l’accrescere il ruolo delle donne nell’ateneo.

A lei chiediamo, come ormai di consueto, considerazioni generali sulla condizione femminile nella società di oggi per affrontare con particolare attenzione il mondo della scienza e della tecnologia (suo campo d’azione ma ancora baluardo del genere maschile) anche in virtù della scelta portata avanti dal suo ateneo, come anche da altri in Italia, di favorire la gender equality con azioni che vanno da borse di studio per le ragazze al fornire alle ricercatrici o dottorande una formazione che favorisca la narrazione del successo femminile.

 

Urciuoli – Partiamo da un dato: 10 rettrici su 87 atenei. Come mai è così difficile per una donna coprire questo incarico?

 

Sciuto – L’università rispecchia la società italiana in cui il gender gap è ancora molto elevato, come riporta il Gender Gap Report 2023 che vede l’Italia al 79esimo posto su 146 Paesi e se prendiamo in considerazione la partecipazione delle donne alle attività economiche il nostro paese si posiziona al 104esimo posto.

I fattori sociali e culturali che hanno portato a questa situazione sono difficili da eliminare in breve tempo, perché sono spesso anche difficili da riconoscere essendo divenuti di fatto dei pregiudizi inconsci che ognuno di noi ha, sia uomini che donne.

Nelle università pubbliche il rettore è eletto da tutte le componenti dell’Ateneo tra i candidati, che sono professori ordinari. Il numero di professori ordinari in Italia è ancora sbilanciato in favore degli uomini, così come la percentuale totale delle docenti donne che è intorno al 40%, mentre si attesta intorno al 30% considerando solo gli ambiti STEM. Sono poche le donne che si candidano e ancora meno quelle che riescono a superare i pregiudizi inconsci della maggior parte della base elettorale.

Richiedi via mail l’intera intervista (ilariaclara.urci@gmail.com) uscita sulla rivista “Idee di Governo”

Ilaria Urciuoli

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